|
Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 07/11/2006
Poi c'è questo genere di ragazza/donna (mettete voi l'età) che non disdegna/rifiuta (mettete voi la gradualità di questa accettazione) e alle volte ricerca espressamente i complimenti (i facili complimenti) del barista (del banchista), del ragazzo del negozio, del garzone (esiste ancora la garzoneria?), dell'operaio. Esiste questo genere e vive ricercando lo stesso bar e lo stesso banchista (non l'altro, il collega, ma sempre quello che già ha professato il suo diretto ammicco). Al limite un breve disappunto. Mai un disdegno o subito sconfessato nella ripetizione. Esiste ed è un genere per cui mai tirare conclusioni. Altrove e altrimenti c'è irreprensibilità. Mai generalizzare ma c'è un genere ed è un genere che mutua questi apprezzamenti con la galanteria (esiste ancora una galanteria? E si risponde sì, anche se per così poco).
Ieri medfilmfestival. Visto un film molto bello. Docce fredde. Qui la scheda.

Un film che spero di poter consigliare (spero che trovi una distribuzione). E' un film che racconta sapientemente e senza cadute stilistiche la difficile linea d'ombra di uno dei passaggi d'età più ardui. Quello dell'adolescenza verso la maturità. Il numero tre è il numero. Come si evince anche dal cartellone. Ma non c'è un tre senza un uno e il film parla di quello che siamo da uno. Da soli. Con noi. Il film in definitiva parla di uno e ad uno. Non si permette di parlare ad una generazione (non sorridete: c'è chi lo fa). Nè da una generazione all'altra. Insomma, non c'è distanza tra regista e spettatori o attori. L'inizio e la chiusa del film - davvero ben scritto e interpretato e diretto - è questa. Vado a memoria. Non c'è il bianco e il nero. Non c'è un bene e un male. Le persone non sono cattive o buone. Le persone cambiano. Solo questo. Le perosne non sbagliano mai (mai?) per cattiveria. Le persone non sono mai le stesse. E tra le persone c'è chi cambia più spesso e chi non cambia mai (cambia verso il cambiare: cioè sceglie di cambiare rimanendo sempre lo stesso, risceglie di nuovo se stesso anche se tutto intorno parrebbe dirgli/le cambia, non vedi che così non va). Insomma: si cambia e il miscelarsi di questi cambiamenti ci avvicina o ci allontana. 
Douches froides non è un film compiaciuto né compiacente. Ma neanche di esibita schiettezza o trasgressività. E' un film onesto e onesto è chi lo ha diretto (Antony Cordier) credo al suo primo lungometraggio. Un film a cui non è sbagliato offrire un futuro anche qui in Italia e fuori da un festival per malati (malato, pazzo...sono aggettivi non casualmente molto usati nel film). Cosa è da pazzi? Cambiare? Rimanere uguali o attraversare il cambiamento da fermi? Rimanere puntati sul presente mentre il futuro è da anni o mesi o momenti che ci indica un'altra direzione? Verso dove stiamo andando mentre siamo immobili?
Fotografie del 07/11/2006
Nessuna fotografia trovata.
|