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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 01/03/2010
Mi piace la domenica il Corriere Della Sera. Spesso articoli interessanti come in questa scorsa edizione quello di Paolo Di Stefano sulla NarraVita (la Narrativa che incorocia con la scrittura personale, dell'Io presunto, diciamo così), un tema che ho a cuore. Un articolo molto documentato. Mi fermo, poi, su un'intervista a un artista che so a molti non piace e che a me interessa molto. Alla domanda cosa vorrebbe dunque ancora dalla vita? Maurizio Cattelan – che deve aver rinunciato alla controfigura da intervista – risponde testuale: “Trovare la serenità dentro di me. L’unica cosa con la quale te ne vai da questo mondo. Più invecchi più ti rendi conto che le cose non ti proteggono: possono indurti a credere che ti aiutino, ma non ti salvano”. Leggo e rileggo l’ultima frase allo sfinimento. Leggo e rileggo. Senza saziarmi né sfinirmi.
Dea (altra attenta lettrice) si commuove leggendo la poesia di Izet Sarajlic e le viene l'aquolina in bocca così manda questa poesia dello stesso cantore bosniaco. Spero venga anche a voi l'acquolina ma di abbracci e balli lenti come nel video di Gainsbourg oltre che di versi senza disgrazie di Sarajlic. le due cose vi auguro.
Cerco una strada per il mio nome Passeggio per la strada della nostra giovinezza e cerco una strada per il mio nome.
Le strade ampie, rumorose le lascio ai grandi della storia. Cosa stavo facendo mentre si faceva la storia? Semplicemente ti amavo.
Cerco una strada piccola, semplice, quotidiana, lungo la quale, inosservati dalla gente, possiamo passeggiare anche dopo la morte.
Non importa se non ha molto verde, e neanche propri uccelli.
È importante che in essa possano trovare rifugio Sia l’uomo che il cane in fuga dalla battuta di caccia.
Sarebbe bello che fosse lastricata di pietra, ma tutto sommato questa non è la cosa più importante.
La cosa più importante è che nella strada con il mio nome a nessuno capiti mai una disgrazia.
Preparato l'orto per la semina (dal verde emerge il rosso di un radicchio ancora vivo e bello). Tagliato l'albicocco dei vicini. Letto Amalia, un racconto di Tecchi di cui parlerò. Rivisto in francese il film di Sautet di cui già vi scrissi.
Visto INVICTUS, il nuovo film di Eastwood - senza farlo respirare che uno spettacolo appena. Non batterà la bellezza sentimentale di Million dollar baby, l'essenzialità di Mystic River, la significatività (per me) di Gran Torino. Ma resta una nuova grande prova di regia. Non è facile fare film agiografici, camminare sul dritto sentiero della retorica, scrivere il già scritto, far piangere il già pianto e non irritare. La poesia (è di un poeta inglese, Henley) che recita Nelson Mandela nel film è questa e la posto per mandarla o farla mandare a memoria. Un buon punto di partenza per affrontare l'ingiustizia dove sia. Siamo noi i capitani delle nostre anime.
Dal profondo della notte che mi avvolge buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro, ringrazio gli dei chiunque essi siano per l'indomabile anima mia.
Nella feroce morsa delle circostanze non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia. Sotto i colpi d’ascia della sorte il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime incombe solo l’orrore delle ombre eppure la minaccia degli anni mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita. Son Io il signore del mio destino. Son Io il capitano dell'anima mia.
Visto il film La bocca del lupo. Chi l'ha visto con me l'ha trovato pretenzioso. Io scollato (o incollato, meglio). Una impropria unione di cose belle. Questa sì pretestuosa e intellettualistica. Insincera. E mi è dispiaciuto perché era somma di cose belle. Giustapposte per far felice la nostra classe intellettuale, farle gridare al miracolo, all'arte (ed è vero che il film d'autore è alle volte un genere - citazione - come un horror o uno spy). Peccato. Posto la bella canzone di Gainsbourg (Serge) che a un certo punto campeggia in un balletto scamuffo, una strizzata d'occhio alla Roberta Torre, Almodovar, Corsicato (ennesima e insincera pur se bella commistione di generi citati).
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Devo alla preziosa attenta lettura dei frequentatori alcuni regali. Da lontano. Scritti. Questa volta in versi. Devo a C. questa poesia bellissima di Izet Sarajilic dal titolo 30 Febbraio. Qui potete leggere qualcosa su di lui http://it.wikipedia.org/wiki/Izet_Sarajli%C4%87 Di questo poeta bosniaco conservo un libro di un piccolo editore a cui sono molto affezionato anche per il fatto di averlo ricevuto in dono dai Rua Port'Alba anni fa a seguito di un concerto lettura a Napoli del mio primo libro Bebo e altri ribelli. Ecco la poesia con cui estemporaneamente segna il tempo di oggi e di ieri C.

Nonostante le periodiche misteriose scomparse del 29 febbraio ogni anno in amore veniamo derubati di un giorno. Da giovane non ne tenevo conto, anche senza quel giorno c'erano abbastanza sabati e mercoledì. Oggi però per me è importante ogni giorno in cui ti posso guardare. Il nostro feudo che si estendeva su cinquantanni di futuro si è ridotto a un misero podere contadino.
Fotografie del 01/03/2010
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