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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 02/03/2010
In attesa, una premessa
“Le persone hanno per così dire un verso. Deve essere come con i capelli” così mi ha detto Sara (che è l’amica grazie alla quale so alcune cose di Giuseppe e Anna). “Le persone hanno un verso, una riga. Alle volte le persone hanno pure delle vertigini, se è per questo, e a certe teste matte succede. Capelli ispidi, frezze. Le persone hanno un verso rispetto a noi. Li prendiamo sempre per lo stesso lato e alla fine questo rivolgerci a loro in quello stesso modo crea una direzione che dopo è difficile cambiare. Ho sempre pensato a noi con le persone secondo questo piccolo teorema di cosmesi. In pratica, senza averne coscienza creiamo un verso rispetto a noi, un verso che ci sia confortevole e poco importa se è un verso che ci piaccia davvero, che vada bene per sempre. Anzi, spesso, senza averne coscienza finiamo per creare un verso sbagliato. Che poi non ci piace più e non abbiamo la forza di cambiare o di aspettare di veder cambiare. Ecco fatto, l’ho detto. Noi disegniamo un verso per gli altri che non va bene. Perché lo facciamo?” Sara mi guarda interrogativa ma non rispondo. E allora lei, come se recitasse un’ovvietà dice: “Perché è il modo più semplice”.
- Ma non per forza il migliore… - dico io.
- Non per forza no, ma il più facile. E questo è quello che conta, per tutti.
- Per tutti? Sei sicura?
Per tutti, è sicura. Sono con Sara. In un bar del Centro. Per essere precisi: siamo seduti ai tavolini di un bar di Piazza Venezia che è una cosa abbastanza stupida da fare se sei nato a Roma. Perché siamo seduti lì con davanti aperitivi con le bandierine, club sandwich e toast con le bandierine?
Le dico: “Sembra di stare all’ONU!” e Sara ride.
- Di qualche anno fa? – dice Sara indicando il vessillo URSS incollato a uno stecchino che mi è capitato sul mini-tramezzino: forse un fondo di magazzino o un gadget nostalgico.
Siamo seduti a un bar con un cameriere che parla un po’ tutte le lingue. Tante e tutte con un frasario ridotto. Siamo seduti in una specie di aeroporto internazionale. Comitive che stazionano in attesa di qualcosa da bere o da mangiare. Un qualcosa di non necessariamente buono. Un qualcosa che precede l’ingresso a un museo o un monumento. In attesa, loro e noi, e in attesa Carlo e Anna – che hanno consumato appena qualche aperitivo con amici nei pomeriggi che precedono la sera in cui usciranno da soli – in attesa, Anna, anche del suo incontro con Giuseppe di là da venire.
A letto così
Avviata e dovendo terminare col tuo nome l'opera mia, mi chiedi, Mecenate, di rimettermi come un tempo in gara, dopo che troppo ho dato spettacolo di me e ricevuto ormai la bacchetta del congedo. Ma non è piú quell'età, quello spirito. Appese le armi nel tempio di Ercole, Veianio si è rifugiato in campagna per non dovere al popolo implorare la grazia dai bordi dell'arena. Spesso sento una voce risuonare nelle mie orecchie all'erta: 'Stacca per tempo il cavallo che invecchia, se hai buon senso, prima che sfiancato stramazzi e desti il riso sul traguardo'. Cosí con gli altri futili piaceri lascio la poesia. Ora m'interrogo solo su cosa sia la verità, la convenienza, e medito su questo; raccolgo e ordino tutto ciò che mi potrà poi servire. E non mi domandare a che maestro, a quale scuola chieda sicurezza: non mi sono venduto a nessun credo e cosí dove il corso mi trascina arrivo come un ospite. A volte mi prende la furia e m'immergo nelle lotte civili, custode della verità ideale, suo inflessibile seguace; poi, senza rendermene conto, scivolo nelle norme di Aristippo e tento di dominare le cose, non di esserne dominato. Come lunga sembra la notte se l'amata t'inganna, lungo il giorno per chi lavora al soldo e lento l'anno per i ragazzi oppressi dal rigido controllo della madre; cosí penose e pigre per me trascorrono le ore che rimandano la speranza e il proposito d'iniziare a volo quell'opera che giova a ricchi e poveri e nuoce negletta a giovani e vecchi. Fissare dei principi e in questi cercare conforto: non resta altro. Se non puoi spingerti cosí lontano con lo sguardo come Linceo, non vedo perché rifiutare di medicarsi gli occhi infermi; e se non puoi sperare di possedere i muscoli dell'invitto Glicone, non c'è ragione per lasciare che la gotta nodosa inchiodi il nostro corpo. Si andrà fin dove ci è concesso, se oltre non si può. Vi sono, per l'animo che arde d'avarizia e d'insana passione, parole e formule che possono lenire il suo dolore e allontanare gran parte del male. Se poi ti gonfia una smania di gloria, vi sono rituali che, solo a ripeterli fedelmente tre volte, possono guarirti senza timore. Nessuno, invidioso irascibile pigro, beone, libertino, è selvaggio cosí che non lo si possa ammansire, se accetta di ascoltare con attenzione i precetti della saggezza. Evitare il vizio, questa è virtú, ed esser privi di pazzia il principio della saggezza.
(Orazio - Epistola I - A Mecenate)
Sveglia così
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Fotografie del 02/03/2010
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