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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 18/01/2004
Quasi diretta. Crozza - minuti fa - da Quelli che il calcio ha detto che il Presidente del C. si è rifatto gli occhi per dare una nuova immagine di sé e lo ha invitato a rifare gli occhi degli italiani per ottenere un risultato davvero soddisfacente.
Poi... mi dicono (vengo a sapere) il medesimo Presidente del C. essere stato buon babbonatale per i dipendenti donna della Presidenza del C. ...CD di Apicella per tutte... Non ho altro da dire.
Sta proprio bene la tazza (una delle due) che ho ricevuto per il mio compleanno. Io dico che è (sono) costata molto col suo Made in Japan, col sua hand made, le striature verde chiaro e scuro il suo cappello (è da tisana) che può diventare piattino. Sta bene il tè al computer con Amalia Grè a tappetino musicale e sigaro che fumo come un piffero (delle volte capita che la foglia che gira all’esterno il toscano è fallata - qui in duepuntidue - e non tira e ti rode perché a sapere lo tagliavi in due metà, in ragione dei buchi). Ed è una bella domenica di piaceri domestici quindi a cui farà allegria la Domenica del Sole 24ore. Oddio, gli inserti letterari li prendo (e quasi sempre) li leggo tutti: Alias, TTL. Ma la Domenica è la Domenica. Non credo ci sia da dire molto anche se dispiace l’assenza forzata di Pontiggia, insostituibile figura di intellettuale di cui conserverò a vita gli incoraggiamenti (una lettera) e la spontanea gratitudine per una recensione di un meridiano da lui curato (telefonò al giornale e si fece dare il mio indirizzo per scrivermi, e fanno due). E’ cosa comune a pochi (solo Laura Lepri, grande editor trasversale, fece altrettanto e la Signora Feltrinelli… ma cos’è… etica milanese?). Comunque tornando alla Domenica, quella già uscita non quella che attende dal giornalaio (la pigrizia è giustificata da 200 metri!), mi ha solleticato la classifica a corollario di un articolo di Diego Marani. “Le parole più aborrite” (che già… voglio dire…). Sono 10:
1 QUANT’ALTRO 2 ASSOLUTAMENTE (SÌ) O (NO) 3 UN ATTIMINO 4 PIUTTOSTO CHE… 5 ESODO E CONTROESODO 6 COME DIRE… 7 VACANZIERI 8 SPALMARE 9 TRA VIRGOLETTE 10 POLEMICA
Proviamo ad allungare la lista? A stravolgerla? PS: Io per parte mia nell’ottica del divertissement dico che una volta durante un corso di scrittura sentii dieci minuti dieci di critiche a “un attimino” e poi lo stesso (relatore) delatore pronunciare le due parole con inconsapevole naturalezza. Lì mi sono fatto un’idea…
Nell’attesa di risvegliarmi al piacere della lettura del regalatomi “Corri, Coniglio” di John Updike trovo all’usato e divoro il libro di Juan Manuel de Prada “Coños (fiche)” (e/o). Non dico che lo divoro per non apparire onnivoro o (meglio) peggio cannibale e perverso, sessualmente disturbato che poi in questi tempi di assoluta normalità (vestita di trasgressione) sarebbe diamante… non dico che lo divoro ma lo leggo con piacere magari per una malattia di campionatura e catalogazione a cui non mi sento indifferente. Va detto che è un libro surreale e onirico quindi bando alle letture onaniste. Libro che va letto così come un sogno, una proiezione di attenzione alla linea-ferita, porta del mondo a cui dedicò poesia Tonino Guerra (soggetto/oggetto della mia tesi di laurea), la straordinaria “La figa l’è una telaragna” (La fica è una ragnatela) che è ne “Il miele” e poi rivisitata in Fellini “Casanova” voltata al veneto…la mona. Eccola:
La figa l'è una telaragna (La fica è una ragnatela) un pidriùl ad sàida (un imbuto di seta) é sgarzùl ad tòtt i fiéur (il cuore di tutti i fior)i; la figa l'è una pòrta (la fica è una porta) ch'la dà chissà duvò (per andare chissà dove) o una muràia (o una muraglia) ch'u t tòca buté zò. (che devi buttar giù). U i è dal fighi alìgri (Ci sono fiche allegre) dal fighi mati s-cènti (delle fiche matte del tutto) dal fighi lèrghi e stretti, (delle fiche larghe e strette,) fighi de caz (fiche da due soldi) ciacaròuni ch'al tartàia (chiacchierone o balbuzienti) e quèlli ch'al sbadàia (e quelle che sbadigliano) e a n dòi una parola (e non dicono una parola) gnènca s'ta li amàzz. (neanche se le ammazzi.) La figa l'è una muntagna (La fica è una montagna) biènca ad zòcar (bianca di zucchero) una forèsta in dò ch'e' pasa i lop (una foresta dove passano i lupi,) l'è la caròza ch'la tòira i caval; (è la carrozza che tira i cavalli;) la figa l'é una balèna svòita (la fica è una balena vuota) pina ad aria nira e ad lòzzli, (piena di aria nera e di lucciole,) l'è la bascòza dl'usèl (è la tasca dell'uccello) la su còffia da nota, (la sua cuffia da notte,) un fòuran ch'e' brèusa inquèl. (un forno che brucia tutto.) La figa quand ch'e' tòcca (La fica quando è ora) l'è la faza de' Signour, (è la faccia del Signore,) la su bòcca. (la sua bocca.) L'è da la figa ch'l'è avnèu fura (E' dalla fica che è venuto fuori) e' mond sa i èlbar, al novli, e' mèr (il mondo con gli alberi le nuvole il mare) e i òman é un a la vòlta (e gli uomini uno alla volta) e at tòtt al razi. (e di tutte le razze.) Da la figa l'è avnù fura ènca la figa. (Dalla fica è venuta fuori anche la fica.) Os-cia la figa! (Ostia la fica!)
I capitoli del libro di de Prada parono tutti con ‘La fica…’ Cito appena “La fica delle sarte”, “fica che suda quattro camicie per otto ore al giorno, meno un breve intervallo per mangiare un boccone” o quella delle zitelle che “non necessariamente vergine, conserva ancora, come un perenne retrogusto, il sapore dell’amante disperso in battaglia o perso fra le braccia di un’altra”. Perché dico (lo penso?) che è un libro colto, letterario?
PS A questo punto devo cercare l’immagine che illustri il mio post. Troverò in google la copertina del libro? O...
Fotografie del 18/01/2004
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